REPLICA: "diffidate dalle imitazioni"
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9 aprile 2015 - Replica
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01 aprile 2015 - Abruzzo Web
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29 marzo 2015 - Abruzzo Web
So di essere un po’ anacronistico nelle mie
esternazioni, ma raramente ho il tempo per navigare su internet ed ancor
meno mi dedico all’andare a vedere cosa si dice di noi e dei nostri
cani. Ciò nonostante, di tanto in tanto mi imbatto in commenti, spesso
datati, ma comunque poco piacevoli e soprattutto farciti di
considerazioni senza alcun fondamento. Per quanto mi riguarda, sono una
persona che da trent’anni si occupa principalmente del proprio lavoro,
garantendo alla propria famiglia uno tenore di vita dignitoso. Oltre
alla passione per gli animali ed in particolare per i cani, nel poco
tempo che mi resta, faccio del volontariato e suono in una banda
musicale locale, insieme ai miei tre figli. Mi sembra lampante che
questo non è l’identikit di qualcuno in cerca di una poltrona, come in
qualche sede è stato insinuato. Pur consapevole di non essere tra i
detentori della verità assoluta, quantunque ce ne siano, quando credo in
qualcosa la sostengo con tutti i mezzi a mia disposizione. Per cui,
possiamo discutere di tutto, ma credo bisogna prendere atto
dell’evidenza che esiste una popolazione canina cospicua, nel centro
Italia e oltre, che né risponde morfologicamente ai criteri fissati
dallo standard del Solaro, tanto meno si piega alle velleità bizzarre
delle mode cinofile, pedissequamente inseguite dai cosiddetti allevatori
professionisti. È, dunque, lecito sostenere che il garante per la
salvaguardia delle razze canine, ovvero l’E.N.C.I., in questo caso
pecchi di latitanza. Il tentativo, da qualcuno suggerito, di trovare un
intesa tra le varie strutture, associazioni o comitati, che si
interessano a questa razza, se non l’avesse notato, è già clamorosamente
fallito nei primi anni del duemila. Il CPMA ragiona (giustamente)
secondo logiche estetiche e di commercializzazione; la regione Abruzzo
fece una legge per la salvaguardia di questo cane, come spesso accade in
politica, senza copertura economica e quindi mai attuata; i vari
sostenitori del mastino abruzzese si dividono tra nostalgici della
cultura abruzzese e provetti Frankenstein della cinofilia, che, come si
dice da noi “se la suonano e se la cantano”. Di cosa vogliamo parlare,
allora? Posso comunque essere in errore nel sostenere le mie teorie,
resta il fatto che cerco di basare le mie valutazioni su elementi con un
minimo di fondamento scientifico oppure, quando non diversamente
possibile, usando semplicemente del buon senso. A proposito di ciò,
ricordo di aver letto che si contestavano le mie considerazioni sul
pelo. È ovvio che, quando dico tendenzialmente più corto e più riccio,
non significa cortissimo e ricciolissimo. Ma soprattutto non significa
che un cane che presenta un pelo bianco corto e riccio, faccia parte di
una razza senza considerare struttura, testa con le rispettive
proporzioni e quant’altro. Altrimenti, secondo tale criterio, anche il
barboncino bianco sarebbe un pastore abruzzese. Questo, tanto per dire
che l’interpretazione delle cose è sempre molto soggettiva e non sempre
rispecchia il senso che il relatore vuole dare alle proprie
esternazioni. Un’ultima osservazione sul fatto che Coppinger non dice
affatto che il nostro cane sia il migliore cane da guardiania tra le
razze da lui studiate. Ho avuto il piacere di conoscerlo personalmente
nel contesto di due convegni, uno in Italia e l’altro in Francia,
potendo liberamente disquisire con lui nei momenti conviviali. Lui di
fatti sostiene che non esiste la razza migliore di tutte, ma che ognuna
mostra peculiarità diverse. Allo stesso modo è anche vero che Ray non ha
affatto preso tutti soggetti di abruzzese, posti sotto esame,
provenienti dall’ambiente di lavoro, falsando a questo modo, pur
involontariamente il risultato dello studio. A seguito di alcune mie
osservazioni ha dovuto convenire che il nostro cane da gregge da una
maggiore affidabilità, rispetto ad altri, allontanandosi in misura
minore dal gregge. Per dimostrarvi che negli studi etologici il grande
handicap è costituito dalla soggettività nella valutazione di quanto si
osserva, vi porto un piccolo esempio. Coppinger, in uno dei convegni,
spiegava che l’atteggiamento del cane pastore abruzzese, di sostare
vicino alla pecora partoriente in aperta campagna e dunque rimasta
indietro rispetto al gregge, era semplicemente dovuto al fatto che
attendeva che partorisse per mangiarne la placenta, come evidentemente
aveva notato in qualche circostanza. Come spiegare invece il fatto che
lo stesso atteggiamento l’ho osservato dopo aver legato le quattro zampe
di una pecora per caricarla. Un cane maschio del branco si è messo
vicino a lei, abbandonando il resto del gregge, senza che la pecora
mostrasse atteggiamenti o emanasse odori riferiti ad un imminente parto.
Allo stesso modo, un nostro cucciolo, inserito in un gregge vicino ad
Incisa, in Toscana, a soli quattro mesi di vita, temendo si fosse perso
perché non rientrato con il gregge, è stato trovato sdraiato vicino alla
pecora partorita, rimasta nei campi, certamente non in attesa della
placenta.
Ecco - tutti sbagliamo, ma l’onestà intellettuale prima di tutto.
Dunque, non mi stancherò mai di ripetere che la verità non sta nelle
parole ma in chi le pronuncia.
Freddy Barbarossa
Ocre, 28 febbraio 2008 - La buona fede non lascia
ombre
….non condividere è un diritto,
….disistimare è una facoltà,
….tollerare è un dovere,
….denigrare è sciocco,
….agire per puro interesse è ignobile,
…..la presunzione è ignoranza,
…..la modestia è intelligenza,
…..la superbia è cattiva educazione,
…..asserire il falso è bieco,
…..asserire cose che si ignorano è imprudente,
…..non comprendere queste parole è povertà,
…..non saperle collocare è un
peccato.
Freddy Barbarossa
QUANDO PARLA LA VOCE DELL’IGNORANZA
Badate, inteso come non conoscenza dei fatti.
Bisogna premettere che chi giudica in maniera pubblica l’operato di
qualcun’altro, implicitamente parte da una presunzione di superiorità,
che troppo spesso tale rimane.
Replico solamente ora a questa pubblicazione in quanto non ne conoscevo
l’esistenza. Questo, un po’ perché non ho tempo né voglia di smanettare
su internet, ma fondamentalmente perché mentre alcuni si dedicano allo
screditare gli altri, io continuo a cercare di migliorare me stesso. Ma
andando nello specifico. Durante le misurazioni di Arischia, alle quali
ci si riferisce, si è presentata una persona a me conosciuta con il
proprio cane di cui già sapevo fosse iscritto come pastore Maremmano
Abruzzese. Volendo, avrei potuto escluderlo a priori, ma non l’ho fatto
volutamente. L’esito delle misurazioni mi ha consentito di affermare dei
concetti importanti. Intanto, è emerso che quel cane non rientrava nei
parametri dello standard del Solaro (ancora standard attuale del PMA),
né per peso, né per altezza e tanto meno per i rapporti cranio – muso.
Ovvero, quel cane era assai più vicino a quello standard che si è andato
delineando proprio attraverso le verifiche biometriche (badate bene, di
circa 400 esemplari). Ciò nonostante, nella regione del cranio e nei
rapporti del muso dimostrava di essere uno degli obbrobri della
selezione umana, dei sedicenti esperti. Aveva un cranio con diametro
trasversale di cm 15, che per un cane di quella stazza è quasi
offensivo. Si tratta di una misura inferiore a tutti i maschi
precedenti, spesso complessivamente assai più piccoli. Il muso, invece,
è risultato più spesso in altezza che largo, come si trova in altre
razze di cani da pastore. Ma questo solo per specificare alcuni
particolari omessi dal relatore del commento pubblicato sul sito……. . Il
fatto che il giudice si sia complimentato con il proprietario è stato
solo un gesto di buon senso ed educazione verso una persona che ha
presentato un cane di tutto rispetto, che complessivamente si presentava
bene. Voglio rammentare a qualcuno che, in una esposizione ufficiale
ENCI a Villalago, un emerito giudice di Maremmano – Abruzzese, ha negato
il L.I.R. ad un cane che si è dimostrato avere già il pedigree. Parliamo
di un giudice di razza che dovrebbe conoscere questi cani alla
perfezione, mentre il Prof. Quadri si è semplicemente limitato a
misurarli senza preconcetti, imparando a conoscere questi cani solo nel
presente contesto.
Durante i miei studi universitari di psicologia, uno dei primi corsi
parlava di “comportamento e aggressività”. Lì appresi che esistono
diversi tipi di aggressività, tra cui quella interpretata come la
pulsione ad andare verso, finalizzata a raggiungere un obiettivo, ma
anche quella meno subliminale, di aggredire senza cognizione di causa,
come mera reazione di paura. Quando qualcuno insinua di altrui interessi
cerca evidentemente di distogliere l’attenzione dai propri. La nostra
associazione è senza fini di lucro e non facciamo pagare i nostri
cuccioli fior di quattrini, come gli esperti allevatori di cani spesso
ingestibili ed inutilizzabili (se non per le passerelle). Noi stiamo,
sempre più, riscuotendo apprezzamenti e dunque soddisfazione dal nostro
lavoro a tutt’altri livelli e sinceramente, il tanto atteso
riconoscimento, è diventato uno degli ultimi obiettivi; anche perché se
questo significasse doversi misurare con certi scienziati cinofili,
preferiamo restare ciarlatani.
Freddy Barbarossa
L’Aquila, 06 ottobre 2010
AL SIG. PRESIDENTE
DELL’E.N.C.I.
Viale Corsica, 21
M I L A N O
Ill.mo Dott. Francesco Balducci,
sono assai dispiaciuto di doverLa disturbare per le solite sterili
polemiche concernente la richiesta di riconoscimento di razza del cane
pastore abruzzese da lavoro, delle quali era stato in precedenza
investito il Suo predecessore.
Sperando che Lei sia a conoscenza delle vicissitudini alle quali mi
riferisco, colgo, per intanto, l’occasione per chiedere se è possibile
conoscere lo stato della valutazione inerente la documentazione prodotta
all’uopo dall’esperto giudice Prof Mario Quadri. Inoltre mi preme
chiederLe se fosse possibile venire a Milano, nella Vostra sede, per
stralciare copia della documentazione in ordine alle verifiche
biometriche al tempo effettuate, essendo il nostro archivio andato
distrutto a seguito del sisma del 6 aprile 2009, perdendo buona parte
delle nostre copie.
Mi necessita poi dilungarmi un istante su alcuni fatti incresciosi che
continuano a perpetuarsi nei confronti del sottoscritto e
dell’associazione che presiede. Si insiste, con ferveo sostegno da parte
del direttivo del CPMA, nel pubblicare menzogne sul nostro conto ed in
particolare sulla persona del sottoscritto, con scritti (vedi allegato),
divulgati anche a mezzo internet, persino su siti esteri, tali che vi
sarebbero gli estremi per una sostanziosa querela. Non è però mia
intenzione fare soldi, sfruttando l’imprudenza di alcuni personaggi, ma
allo stesso tempo non possiamo accettare che un organo, riconosciuto e
supervisionato dal Vostro Ente, quale è il CPMA, si permetta di
pubblicare qualsiasi dabbenaggine prodotta dal primo appassionato
cinofilo, di dubbio spessore intellettivo, purché screditante la nostra
iniziativa.
Voglio prendere ad esempio la lettera del sig. Caniglia Carlo, a Lei
indirizzata e pubblicata sul sito del CPMA. Le asserzioni dello stesso
sono, in parte dubbie ed in parte del tutto false. In una delle ultime
sedute di “verifiche biometriche”, per la precisione nel contesto della
Fiera di Arischia (AQ) del 14 ottobre 2007, si è presentato il predetto
signore, portando un cane per sottoporlo alle misurazioni. Ora, che il
Prof. Quadri possa essersi complimentato per il complessivo aspetto
possente ed armonioso del cane presentato dal Caniglia di proprietà del
Sig. Medardo Sansoni, non lo escludo, ma da lì a dire che era il miglior
cane misurato ne passa. Del resto, basta prendere la scheda, a Voi
inoltrata insieme all’altro copioso materiale, e confrontarla con la
bozza di standard proposta, per capire che non si tratta esattamente del
prototipo di cane da noi individuato. Che addirittura gli sia stato
chiesto di non far menzione del fatto che il cane fosse iscritto come
maremmano abruzzese, per evitare problemi, è una autentica menzogna. Né
il sottoscritto, né il Prof. Quadri si permetterebbero mai di proferire
simili affermazioni, che non fanno parte della nostra filosofia, in
quanto abbiamo sempre operato alla luce del sole.
Quello che risulta invece assai più grave, riflettendo gli esiti di
quella misurazione è ben altra cosa. E qui si pretende l’intervento
deciso da parte di Codesto Ente, preposto al controllo della tutela
delle razze canine. A lume di naso, ricordo che fosse un cane di
notevole dimensioni, intorno ai 74 cm al garrese, con un peso di circa
una sessantina di chili e con proporzioni cranio- muso agli antipodi con
quelli riportati nello standard del maremmano abruzzese. Senza voler
entrare nei particolari, come può un cane di quel tipo fregiarsi di una
certificazione di appartenenza ad una razza (pedigree), che fa
riferimento ad uno standard così clamorosamente disatteso. Quale è
allora l’opera di selezione e conservazione della razza che il CPMA sta
operando e con quali criteri? Suggerirei di estrapolare la scheda del
cane presentato dal Sig. Caniglia, di cui lo stesso non ha affatto
contestato le misure, prese in presenza sua e dei suoi amici, e
confrontarla con lo standard del Solaro, tuttora preso come riferimento.
A seguito di ciò diviene indispensabile chiedere lumi a chi vanta la
titolarità sulla gestione di questa razza.
Noi, appellati avventurieri di provincia, ciarlatani e quant’altro,
abbiamo stilato uno standard sulla base di oltre 300 verifiche
biometriche, stiamo effettuando studi etologici, di biodinamica e di dna
in collaborazione con illustri professori di diverse università, mentre
i rappresentanti del maremmano abruzzese, dall’alto della loro
luminescenza, non sono in grado neanche di selezionare cani
corrispondenti ad uno standard bello e pronto.
Ma, come ribadiamo anche in questa sede, non è nostra intenzione
togliere meriti a chi negli anni passati ha selezionato il maremmano
abruzzese, facendolo riconoscere come razza, divulgandone l’immagine e
facendo assurgere la sua popolarità fino oltre i confini nazionali. Come
non confutiamo che in origine il maremmano abruzzese ed il nostro cane
da lavoro erano lo stesso identico cane. Non è nostra intenzione
defraudare il CPMA della gestione di questa razza, né fare concorrenza
ai cani allevati a fini cinoespositivi e/o per la commercializzazione su
larga scala. Allo stesso modo è però impossibile negare l’evidenza che
esistono oltre duemila cani lavoranti sul territorio dell’entroterra
abruzzese e oltre, che morfologicamente e caratterialmente non si
identificano nello standard del Solaro, né rispettano i criteri di
valutazione dell’indirizzo di selezione perseguito dal CPMA.
Noi, come stiamo ampiamente dimostrando, non cerchiamo di fare altro che
salvaguardare le caratteristiche originarie del cane da lavoro, sia a
livello caratteriale che morfologico, auspicando semplicemente una presa
d’atto di tale evidenza, anche da parte di Codesto organo supremo,
deputato per la tutela delle razze canine.
Ringraziando per l’attenzione prestataci, restiamo in attesa di un
cortese riscontro.
Il presidente dell'A.C.G.A.
dr. Freddy Barbarossa
